Ritengo che il disagio può definirsi come quel senso di malessere che spinge un paziente verso il lavoro psicologico e che consiste in un senso di impotenza, in una impossibilità ad agire.
La richiesta del paziente è quella di un senso di benessere, una cura del dolore che però può avvenire, solo attraverso un reale cambiamento personale. I nostri comportamenti, si trasformano, non di rado, in atteggiamenti ripetitivi ed inefficaci i cui risultati sono percepito come fallimenti, cioè non aver ottenuto ciò che si desidera. Facciamo un esempio di sofferenze che si ripetono come un circolo vizioso: “non riesco a guadagnare abbastanza”; oppure: “non mi piace il mio lavoro”; o le mie storie sentimentali finiscono sempre allo stesso modo.
Queste vortici mentali, attraggono magneticamente l'attività mentale, sono alimentate da persistenti convinzioni negative che producono emozioni afflittive che richiamano analogicamente circostanze sfavorevoli. Potremmo chiamarle “circoli di pensieri afflittivi” che producono illusorie emozioni distruttive quali: rabbia, possessività, confusione, egoismo, gelosia, invidia, vanità, che ci condizionano e ci fanno soffrire. Come possiamo padroneggiare la mente? Conosciamo il nostro Potere? Posiamo cambiare la qualità dei pensieri che attraversano la nostra mente? Come possiamo ottenere le cose che desideriamo? A queste domande risponde la psicologia.